«Chi lascia una relazione odeporica, anche se non viaggia per diporto, può, solitamente, essere assimilato a chi lo fa» (Scaramellini 1985)

domenica 3 luglio 2016

MANZI, Pietro






Il fratello Pietro nacque a Civitavecchia il 3 nov. 1785 e seguì lo stesso corso di studi del M. a Montefiascone e a Roma. Anche lui fu indirizzato dal padre al commercio, con numerosi viaggi d'istruzione all'estero. Visitò la Francia e l'Olanda e si spinse fino in Grecia e Turchia. In un viaggio per mare fu catturato dai pirati barbareschi di Tunisi, e la famiglia dovette pagare un riscatto consistente in 50.000 carrette di pozzolana. Laureatosi in giurisprudenza, nel 1811, dopo un viaggio a Parigi, fu eletto uditore consigliere della corte d'appello dell'Impero. Pio VII, tornato sul trono, lo confermò uditore del Tribunale supremo. Nel 1819 sposò Angela Cocconari Fornari, di Tivoli, da cui ebbe otto figli. Tornata la normalità nello Stato della Chiesa, si dimise per dedicarsi agli studi.
La prima opera da lui pubblicata fu Il conquisto di Messico (Roma 1817), che narra la storia della scoperta e della conquista del Paese da parte dei conquistadores spagnoli. La critica non accolse favorevolmente il lavoro giudicandolo indigesto per il massiccio utilizzo di espressioni arcaiche e logore, retaggio della lettura degli scrittori del Trecento, e per la limitata esposizione. All'attacco che, come già era avvenuto con il fratello, gli fu mosso dalla Biblioteca italiana, Pietro replicò con durezza (Risposta di Pietro Manzi all'articolo terzo del numero XVIII della Biblioteca italiana di Milano, Roma 1817). Non diversa sorte ebbe la versione dal greco della Istoria dell'imperio dopo Marco (Roma 1821; poi Milano 1823) di Erodiano. In quest'occasione Pietro fu difeso da un concittadino, B. Blasi, con un articolo nel numero XXIII delle Effemeridi letterarie. Oltre a numerose traduzioni di Dionigi d'Alicarnasso, Erodiano, Tucidide e Senofonte, pubblicate nella collezione degli storici greci della milanese Sonzogno, nel 1826 Pietro diede alle stampe a Firenze il primo volume della Istoria della Rivoluzione di Francia dalla convocazione degli stati fino allo stabilimento della monarchia costituzionale, per cui fu insignito da Carlo X di Borbone con la Legion d'onore.
Appassionato di archeologia, commissario alle Belle Arti, effettuò numerosi scavi a Tarquinia, cui assistette Stendhal, in quegli anni console francese a Civitavecchia e suo amico. Tra le varie relazioni da lui scritte in proposito vanno ricordate la Lettera a lord Northampton sopra una tomba etrusca scoperta in Corneto l'anno 1831 (Roma 1831) e laLettera… a donna Teresa De Rossi Caetani… sopra le ultime scoperte fatte lungo il litorale dell'antica Etruria nello Stato pontificio (Prato 1836). Nel 1831 Gregorio XVI lo nominò presidente del Tribunale di commercio e criminale di Civitavecchia. Imprenditore di scarso successo, alla sua città Pietro dedicò l'opera Stato antico ed attuale del porto, città e provincia di Civitavecchia (ibid. 1837).
Pietro morì a Civitavecchia il 4 luglio 1839.
Fonti e Bibl.: G.G. De Rossi, Elogio di G. M., letto nell'Accademia archeologica il dì 29 marzo 1821, Venezia 1822; F. Zambrini, Cenni biografici intorno ai letterati illustri italiani, Faenza 1837, pp. 133 s.; A. Cuccioli, G. M., in Civitavecchia "Vedetta imperiale sul mare latino", Roma 1932, p. 122; V. Vitalini Sacconi, Gente, personaggi e tradizioni a Civitavecchia dal Seicento all'Ottocento, Roma 1982, I, p. 69; II, pp. 305 s.; O. Toti - E. Ciancarini, Storia di Civitavecchia, IV, Da Pio VII alla fine del governo pontificio, Ronciglione 2000, pp. 54 s., 58, 63, 69-74, 79, 82. Su Pietro: B. Blasi, Elogio del ch. avvocato Pietro Manzi da Civitavecchia cavaliere della Legione d'onore…, Civitavecchia 1839; V.L. Matteucci, Biografia del giureconsulto e letterato Pietro Manzi cavaliere della Legion d'onore, Roma 1846; Je deviens antiquaire en diable!: Io Stendhal, console a Civitavecchia e "cavatesori" 1831-1842 (catal.), a cura di S. Nardi, Tarquinia 1996, passimE. Ciancarini

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